L’educazione cimiteriale di Edgar Allan Poe


Da bambino Edgar Allan Poe fu concretamente istruito in un cimitero. 
Quando iniziò il collegio in Inghilterra, la sua aula confinava con un cimitero, e questo gli causava un folle terrore. 
Lui era un bimbo, orfano, solo, ultrasensibile.
Il preside (folle anche lui come il terrore di Edgar) per risparmiare sui libri teneva lezioni all'aperto. A ogni bambino veniva detto di scegliere una lapide e di ricavare l'età del defunto sottraendo all'anno del decesso quello della nascita. 
E lo stesso scenario faceva da sfondo alle lezioni di ginnastica di Poe.

Per resistere alla paura e al terrore, Edgar racconta che cominciò a fantasticare e poi a redigere delle brevi storie d'orrore che lo liberavano dal timore e dal tremore di quell'onnipresente cimitero.
Il nucleo forte della personalità si difendeva con ogni mezzo dalla sua violazione, in nome della vita.

Ecco quello che imparò Poe dalla sua tragica adolescenza e che ci trasmise con i suoi geniali e memorabili racconti.
Affrontare la paura per esorcizzarla e tornare a vivere. 
Non c'è niente di più importante, per le nostre vite.


2 commenti:

  1. Non sapevo della "bizzarra" (un termine che probabilmente Eddie avrebbe gradito) ubicazione della scuola di Poe ("Quella scuola vicino al cimitero" l'avrebbe detta Roger Corman, traendone un film) ma conferma, anche se con tutte le cautele che si devono prendere allorchè si formulano questi giudizi, la funzione apotropaica ed esoricistica della narrazione.

    RispondiElimina
  2. Buonasera Roberto e grazie del passaggio.
    Non intendevo psicanalizzare ulteriormente il Nostro, altri hanno già fatto scempi in questo senso, tipo i freudiani. Non penso si possa razionalizzare la sensibilità geniale di un autore sopraffino come Poe (oltretutto nelle sue opere c'è un faticoso lavoro! Che tutto è meno che irrazionale...per questo Baudelaire è il suo miglior critico).
    Quello che mi colpisce in questo aneddoto e in tutti gli aneddoti intriganti è il fatto che testimonia una precisa raffigurazione, quasi pittorica, del destino di Poe.
    Per me in narrativa è fondamentale distinguere tra esperienze interiori fondanti ed eventi banali. Il grande artista sa trasmetterci le sue esperienze di prima scelta e non le futilità.
    Ecco, un aneddoto interessante ci rivela un'esperienza interiore importante per la formazione dell'artista. E sappiamo dalle nostre vite che queste esperienze "autentiche" sono tre o quattro e non di più, momenti fatali in cui il destino si presenta con un'immagine in una situazione precisa e nitida.
    In questo senso (opposto ai freudiani) mi piacerebbe leggere anche vostri episodi di vostri autori preferiti.
    Abbi gioia

    RispondiElimina

In questa Isola sono accettati commenti critici costruttivi, anche insistiti e dettagliati, ma mai, ripeto mai offese di carattere personale, lesive della dignità umana degli autori.
Chi sbarca su Rayba si regoli di conseguenza. Qua il nichilismo non c'interessa, grazie.